(Che i sogni siano sintomi, che i sogni siano segni)

 

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"Si può anche piangere senza lacrime, addirittura ridendo. O dormendo. Non è altro che questione di metodo. La sostanza è un'altra: è il cuore che piange. La mente ragiona e può soffrire di una mancata spiegazione o di una scusa accampata male. Ma è il cuore il posto dove produciamo le lacrime. Non ce ne sarebbe neanche bisogno. Non è necessità vitale piangere,"

 

Così pensavo mentre sognavo posti che mi avevano visto più allegro o tranquillo. Lo facevo per rincuorarmi, cercavo di pilotare i miei sogni per recuperare energie positive. Ultimamente mi ero reso conto di poter fare ancora molto. E così ricaricavo le batterie dormendo e sognando.

 

"Noi abbiamo solo un bisogno essenziale. Cibo, per il corpo e per la mente. Il resto è facoltà... facoltà di sfruttare qualcuno per le nostre comodità o facoltà di non farlo."

I miei sogni si fecero mano a mano più seri, tetri quasi. Per reazione. Perchè a parlare di cibo per la mente mi veniva in mente il pasto preferito del mio cervello, l'amore.

 

Ed iniziai a sognare di vecchie auto con me, bimbo, a bordo che investivano un cane e non si fermavano nè rallentavano. Di topi uccisi solo perchè erano in un portone, calpestati. Tutte cose vissute da piccolo, vissute con gli occhi, con la memoria ripetuti. All'infinito. A volte le cose più assurde ti cambiano la vita, quei fatti influirono eccome su di me e su quello che sarei stato.

 

Poi non ce la feci più: piombai nel buio più profondo e mi vidi come sono sempre stato. Solo.

Tutte le persone che si sono accavallate nella mia vita mi scorrevano davanti alle palpebre in ordine sparso, con una il-logica cadenza. Arrivato a lei mi svegliai di colpo. Il cellulare, dov'era?

 

Era spento. Da giorni. Lo accesi in fretta, mettendoci ovviamente più tempo. "non c'è campo...non c'è campo...ora si. Lo lascio qui, intanto mi vesto" Nulla, nessun rumore, una vibrazione. Il telefono rimase muto per tutto il tempo necessario a vestirsi, radersi anche i capelli, cambiarsi perchè pieni di pelo. Controllare le e-mail sul pc di Omar fu l'ennesima trovata per guadagnare qualche minuto e non arrendersi al fatto che lei non m'aveva minimamente cercato.

 

Tornai indietro con una faccia che riassumeva da sola un funerale molto partecipato. Mi trasformai in qualcuno con un aspetto civile alla vista di Omar che era già sveglio da tempo ed aveva fatto colazione." Latte di soia....ebbravo". Piccole soddisfazioni.

 

"Si va al mercato oggi? Si fa una cassettata di verdura a gratis, quella che scartano quegli imbecilli dai". "Ah, c'hai da fare?" "Eh, Sgherri non c'è". "Seee, ma che lavoro e lavoro".

Risate. Ma amare. Avrei dovuto anche tornare a lavoro, era una settimana che non andavo adducendo scuse banali. Ma non mi riusciva di fare qualcosa per soldi.

 

Tornai in camera coi cani e mi rimisi a letto. Conoscevo quei segnali e non mi piacevano.

Dovevo venirne fuori alla svelta, sarei ricaduto nel grigio. Fare. Qualcosa.

 

Qualcosa.

 

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