Compilescion. Cap. 33 - La vita è dura, figuriamoci la morte.

 

www.youtube.com/watch?v=lKg4g9zMeHI

 

Turno di mattina. Venerdi. Ultimo giorno della settimana, che poi me ne spettano due di riposo. "Erano tre ma ho fatto un cambio turno", lo stavo spiegando al mio compagno di sventura, collega di lavoro e di autobus mattutino.

 

Alle sei meno dieci, ordinati e calmi...in fila per marcare il cartellino, cambiarsi e presentarsi al posto di lavoro. In silenzio, ognuno perso dentro i cazzi suoi avrebbe detto qualcuno.

Eppure solo a guardarli si vedeva che non erano solo assonnati. Erano spenti.

La situazione economica era tale che un operaio non poteva permettersi i circenses e spesso neanche il panem. Eppure si continuava a testa bassa...nel timore di un altro peggioramento.

"Ma quando t'han tolto la voglia di vivere, cosa rimane ancora? cosa si rischia?" Provai ad intavolare un discorso col vicino di panca, rispose con un'alzata di spalle, muto.

Si allacciava le scarpe, la testa bassa sembrava guardare i lacci ma in realtà avrebbe potuto farlo anche bendato. Erano gli stessi movimenti da una vita.

 

Era un segno palpabile dell'ennesima evoluzione dell'essere umano, l'homo insensibilis".

Un essere che vive come un robot e si ciba di tecnologia spicciola, illudendosi di essere qualcuno grazie alla TV al plasma. In cambio dà il suo di plasma, insieme al sangue versato sul posto di lavoro, troppo spesso. E per nulla in cambio. Nulla che valga la pena di essere vissuto per anche cinque minuti. Schiavi che eseguivano il lavoro sporco per non esser costretti a morire a loro volta.

"L'istinto fa loro considerare la morte fisica peggiore di quella psichica, la differenza è tutta li."

 

Per non dare nell'occhio abbassai anch'io la testa, sembravamo i bambini di "Another brick in the wall"...il video intendo. In marcia, ipnotizzati da una moneta da un euro fatta dondolare davanti ad occhi che han perso la capacità di filtrare ciò che vedono. Tutti con lo stesso volto verso quel tritacarni in fondo al nastro trasportatore che è diventato la vita di un operaio.

 

Non pensavo che avrei mai voluto essere come loro, mi accadde per un attimo poco dopo.

Fossi stato insensibile ed assuefatto non sarei tornato indietro dopo aver sentito un muggito strano, particolare. Invece poggiai il secchio e mi girai, il lamento non era lontano ma sembrava provenire da un gabbione vuoto. Che vuoto non era.

Lei era accovacciata, sfinita. Piena di mosche. Teneva la zampa posteriore destra in modo innaturale, completamente sotto il corpo. Rotta. L'avevano portata da un giorno credo, questo è il "reparto nuovi arrivi", che poi nell'arco di tre giorni diventano hamburger per pagliacci.

 

Il dialogo senza parole esiste, non parlo di scambi di battute tra umani.

Parlo di comunicazione profonda tra esseri di specie diverse.

Fu lei a chiedermelo, non ne parlai a nessuno. Ma a pranzo presi la decisione quando venni a sapere che gli animali che arrivano morti alla macellazione non possono essere "smontati" e venduti, solo "dismessi". E' la prassi della società, tesa a garantire "buoni prodotti".

Giro del pomeriggio.

"Vado io di là che stamani ho perso un euro..magari lo ritrovo"

"ah, no! se hai perso un euro ci vado io" disse ridendo l'omino.

Poi si alzò dalla panca, prese i secchi e si allontano dalla parte opposta rispetto a lei.

Che mi aspettava. Sapeva che avevo capito e sperava. Avrei voluto raccontarle che ero li per salvare qualcuna di loro, che se fosse stata paziente magari avrei potuto prendere anche lei.

Ma non c'era tempo, lunedi lei sarebbe stata in parte in una catena di fast food del nord e forse in uno stomaco di impiegato di Firenze.

 

La fissai negli occhi, vedevo gratitudine. Stava morendo per mano mia, il coltello del pane a tavola aveva fatto un buon lavoro e lei...lei, neanche una mossa, un fiato. Nulla.

Solo ansimare. Ma non di paura.

Sembrava ringraziarmi sul serio, anzi non sembrava: lo sentivo. Ne ero certo ed era stata quella sicurezza a farmi muovere la mano, senza riflettere. Rapido, dovevo uscire veloce.

La accarezzai, lanciò un gemito soffocato dalla paglia che le avevo messo in faccia.

Al buio si muore meglio.

 

"L'hai trovato l'euro?" "No, nulla. Vengo a cercarlo di qua, hai visto mai?"

La trovarono al turno successivo, pensarono che il camionista l'aveva scaricata già ferita e non aveva detto nulla per non avere lamentele. Non pensarono a me. Qualcuno aveva già raccontato che avevo rifiutato il posto precedente perchè non volevo uccidere animali, s'erano fatti grasse risate ed avevano concluso che io non c'entravo nulla.

 

Invece la morte è l'unica liberazione a volte.

Ma lunedi sarebbe stata un'altra storia.

 

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