Compilescion. Cap. 13 - Vociare di monete obsolete.

 

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Camminavo a testa bassa, mani in tasca, giocavo coi tre euro che mi erano rimasti.

La bici non c'era più, manco un cartello con un "grazie". Tanto l'avevo fregata.

Rabbia.

 

Un'incazzatura intollerabile. E senso di impotenza.

Avevano aperto un fascicolo per il cavallo. Ma me ne fregavo di me, c'erano di mezzo anche persone che non c'entravano nulla. E non sapevo cosa fare, avrei potuto andare a dire la mia in proposito ma significava avvocati e soldi. E soldi, come detto, non ne avevo. Anzi li avevo ma in negativo, col segno meno sull'estratto del bancomat.

E meno male, ne ero fiero. Non correvo rischi di essere risucchiato nel sistema.

 

O forse c'ero dentro a pieno. Con le mie rate non pagate, i miei debiti da saldare, il lavoro perennemente instabile. Aumentava la rabbia....continuai a camminare pensando a meno cose possibili ma era inutile. Mi scoppiava il cervello, immagini velocissime come proiettate sugli occhiali da sole che stavo indossando anche se era praticamente buio.

 

Fragori nella mente, rumori d'amore, lampi tuoni e saette. Mi sentivo Orso.

E urlavo in silenzio tutto quello che avrei voluto dire, anche di più. Spaziavo dal capitalismo selvaggio a lei per rimbalzare verso gli allevamenti intensivi e la bici fregata.

 

"Pensaci bene, ti ha detto che non vuole stare più con te", Un diavoletto con le sembianze di Giuliano Ferrara che ti dice questa frase può essere considerata un'immagine aberrante.

La visione della Carrà vestita di bianco e porpora mi cantò "Trovi un'altra più bella che problemi non ha" e caddi come corpo morto cade.

 

Ma quanto avevo fumato? Poco, ancora gli effetti del thc non avevano cancellato il rimorso per aver consultato quella casella di posta.

Le avevo risposto secco: "Sono giunto alla conclusione che se quello che speravo potrebbe non essere il mio destino, credo che lascerò scorrere il tempo guardandolo da fuori, e spero sorridente". Naturalmente non lo pensavo.

Mi muovevo goffamente con passo irregolare nel flusso irregolare della gente. Sempre Orso.

"Eccomi a casa."

Casa.

Stanza.

Stanza.

Letto.

Letto.

Fine dei pensieri e inizio delle danze vere. Continuavo a tenermi i Marlene come colonna sonora di un sogno che mi faceva ripensare a tutto quel che ho passato con lei. E quello che sarebbe stato.

"Sono nervoso, incoerente, spaventato". E i miei sogni lo raccontavano a quella parte di me che non voleva ancora capire la mia debolezza. Sogno di prigione, di ora d'aria sotto la pioggia a cercare di lavarsi l'anima. Poi il lavoro, gli amici, le feste. Una volta, per un compleanno pensavo di abbordare una tipa, lei mise su un disco...mise "Love is a losing game", mimai un'iniezione di morfina endovena e me ne andai. E di nuovo le mie mille vite... "che non saranno mai e poi mai mille e una. Ho finito le forze", quando lo pensi da sveglio puoi contraddirti, quando lo sogni è quasi impossibile. Io la mia forza la sentivo come un raggio di sole che ti scalda la schiena, come la felicità nel sollevare la tua donna e farla girare per sentirla ridere.

 

 

Ma l'essere umano è l'unico animale che se intelligente tende a non riprodursi. Era l'unica spiegazione razionale per la diffusione capillare dei cretini. Uno di quei cretini era il Cortese che ancora non aveva capito che la sveglia va impostata ad ore decenti. Mi svegliai alle quattro, andai nella sua stanza, lo svegliai, staccai la spina alla sveglia. Continuò a suonare. Tolsi le batterie, continuò ancora. Stavo ancora sognando?

"Pelle, è la tua proprio quella che mi manca in certi momenti. In questo momento è la tua pelle ciò che sento muta nell'aria. Odori dell'amore nella mente, dolente, tremante, ardente." La canticchiavo nel sonno e mi svegliai continuando.

Buongiorno mondo, si...sale la rabbia contro te!

 

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