Compilescion. cap. 32 - Il mio nemico non ha divisa.

 

www.youtube.com/watch?v=kXPctL3iNCc&feature=fvst

"Ma chi cazzo me l'ha fatto fare....ma chi cazzo..."

"Scusa?"

"no, nulla...passami il secchio per favore"

"si, tieni. Ma te sei nuovo o sbaglio?"

"Già, piacere. Chiamami Skrondo. Sto lavorando senza grembiule, manco un paio di pantaloni m'hanno dato"

"Costano! Questi sono come gli altri, cooperative un cazzo!, caro il mio Scroto"

 

Ero li da poco, avevo già conosciuto Erik, simpatico bulgaro con accento di Varese. Un bulgaro comunista, pensavo non esistessero più. Ma in effetti non era poi comunista, aveva votato per una lista locale legata alle cooperative e l'avevano preso.

Non assunto, preso era il termine giusto. Catturato. Con un lazo da 870 euro+mensa.

 

Ero al primo giorno di lavoro in quel lager.

I documenti falsi m'erano serviti una volta tanto. E poi nelle cooperative non è che li guardino bene. In fondo anche loro sono elementi stritolati dal sistema. Almeno era quello che asseriva il direttore di "Clean&Sane", quello che mi aveva assunto con contratto a progetto. Il mio progetto era quello di fornire cibo e lavare le stalle.

"Le coop son costrette ad adeguarsi al mercato, non posso pagarti più di così"

Finsi prima stupore poi rassegnazione, in realtà conoscevo già bene la situazione del mondo del lavoro in generale e supponevo che non sarebbe stato diverso quella volta.

E non me ne poteva fregare di meno. Ero dentro, ciò avrebbe significato un cambio di tattica ma sicuramente sarebbe stato un vantaggio. Quantomeno al cancello d'ingresso, che sembrava Guantanamo.

Metal detector, badge, telecamere ovunque. "Le immagini sono conservate in un luogo sconosciuto agli operatori per 48 ore" recitava il cartello. E mi veniva da pensare a quanto possano essere importanti quelle immagini, riuscire ad evitare le riprese durante un'azione come quella che volevamo fare.

 

Sgherri non c'era ancora riuscito a trovare un modo di montare su di un camion. Girava da mattina a sera, telefonava, leggeva annunci. Era arrivato a passare la metà delle sue giornate al bar dei camionisti per captare informazioni con il suo udito sopraffino.

"E lì che dovresti lavorare allora"

"Cioè skro?"

"Dai, è facile! fatti prendere come barista, li cercano"

"Eh, li cercano si, lavori sei giorni la settimana per otto ore e ti danno 900 euro"

"Anche gratis, lo sai. Non è che ne fai una questione di soldi, vero?"

"Tanto non li riscuoterò mai...so anche questo, ma poi?"

 

Poi avrebbe avuto la possibilità di conoscere qualcuno, offrirsi per qualche viaggio fuori programma (ho bisogno di lavorare! mi accontento anche di venti euro e guido sempre io).

Per quelle cifre un camionista può anche commuoversi. Secchi, inariditi anche loro come tutti.

Il dio denaro stava vincendo per ora la sua battaglia ma la guerra era un'altra cosa. Ed i soldi stavano divenendo il nostro cavallo di Troia. Bastava chiederne pochi e s'era abili e arruolati.

"Avessi capito subito il meccanismo....avremmo già fatto!"

"Già....ok, ci muoviamo?"

"Si, lunedi mattina. Al primo turno..alle cinque"

"Eh, vabbè. Devo ancora farmi assumere come barista, già mi dai a bordo di un camion!"

"Si chiama fiducia Sgherri, fiducia....ce la fai."

 

E' buffo, per danneggiare un sistema a volte basta fargli un piacere.

Ricapitolando Oscar era li ancora per qualche giorno a disegnare gratis, io ero "stalliere" e Sgherri aveva concrete possibilità di riuscire a svolgere il suo compito anche se per vie ostiche. Stava giungendo il momento della pianificazione seria, militare.

Era come essere fuori dal mondo, guardarlo da fuori.

Sentimenti azzerati, solo ragionamenti logici. Tattica, strategia, abnegazione, forza.

Forse il gioco era troppo duro per noi, alla prima esperienza (cavalli, cani...a proposito chissà come stanno...) ed ecco un altro motivo per venirne fuori rapidamente e bene. Mi mancavano.

E mi mancava lei. Non le altre, lei.

Ma ci avrei pensato poi, avrei fatto quello che sentivo. Come diceva sempre..

Ero pieno di speranza, la mia benzina preferita.

Se ti manca la terra sotto i piedi puoi sempre imparare a volare.

 

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