Compilescion. Cap. 37 - Ognuno fa quello che gli pare.

 

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Tornammo a casa senza dire una parola, già il titolo del giornale bastava.

Anche Sgherri capì subito che c'era qualcosa che era andato storto ma non sembrava sorpreso. Stava preparando lo zaino per andar via.

"Ma..Sgherri... lo sapevi?"

"Si, tg regionale stanotte. Non c'ho dormito ma poi stamattina non son riuscito a dirti nulla".

 

Sciopero degli allevatori. In un altro momento avrei esultato, ora significava niente "approvvigionamenti" di animali da macellare. Niente carne, niente latte. Fantastico.

Ma non per noi, non in quel momento. Non a meno di ventiquattr'ore da una cosa preparata per tempo e da tempo.

 

Sgherri chiuse lo zaino poi si mise seduto sulla poltrona a guardarci. Io ed Omar ancora immobili, come spenti. Poi anche Omar senza dire una parola si mise seduto.

Non so quanto tempo siamo rimasti a guardarci, se tutto è relativo forse ho capito il concetto di infinito quella volta. Infinito è semplicemente qualcosa che vorresti finisse ma non lo fa.

 

"Io vado a casa" La voce di Omar era metallica, quasi come se parlasse in una lattina. Io lo facevo spesso da bimbo e mi divertiva. Ma allora era diverso. Finito il tempo dei giochi.

Ed il tempo dei sogni. E quello della speranza vana ed inutile solo se disattesa.

Una pacca sulle spalle per uno e mi misi a cucinare.

"Dai, partiamo domani insieme".

"Lo dici sul serio? Resisti ancora alla nostra presenza?" Omar e Sgherri parlarono in coro.

"No, ma chi mi riporta indietro? L'auto l'avete voi."

In un altro momento avremmo riso. Ci sforzammo di non abbatterci troppo. Si, ci sarebbe stata un'altra occasione. Aspettare ora non potevamo più, troppi problemi. L'affitto da prorogare, i soldi quasi finiti, il lavoro di Omar che doveva riprendere...ci aveva rimesso tutte le ferie poverino.

 

A posto con lo stomaco, mi chiusi in camera e mi adagiai lentamente sul letto.

Senza ragione o forse solo per deprimermi ulteriormente iniziai a pensare ad Horkheimer ed al suo grattacielo. Era logico il perchè bisognasse attaccare le fondamenta. Era l'unico modo per disfarsi di quella "Torre di Babele" che era diventata la Terra.

In cima le "corporations" e subito sotto i fantocci ben pagati che comandavano le Nazioni (enti inutili basati sul concetto di Patria, validi solo per i mondiali di calcio forse).

 

Poi i benestanti, quelli che sono veramente convinti che il mondo sia bello, e che sia degno di essere vissuto a bordo del SUV verso classiche cittadine da villeggiatura piene di gerani.

E poi la grande massa operaia, quella che con la rivoluzione industriale ha pagato a volte con la vita, molto più spesso con l'oppressione e sempre perdendo la cosa più importante: il contatto con la vita contadina, con la Madre Terra e la consapevolezza del tempo come qualcosa che va vissuto e non impiegato. E non sono quelli messi peggio.

Intere nazioni del terzo mondo che hanno un P.I.L. inferiore ad un industriale del bergamasco.

Un dollaro al giorno per smontare a martellate carcasse di navi in India. Lavorando senza protezioni e dissaldando con la fiamma ossidrica senza maschere. E non erano neanche loro quelli più sfruttati.

Gli Animali erano in fondo al palazzo. Per i danni incalcolabili, i dolori e le sofferenze che da quando l'uomo è tale essi devono subire. E per le vite cedute per la vanità, le finte necessità, l'odio o l'orgoglio di quello che ormai animale non è più, l'Uomo.

 

Arrivai a giorno pensando queste cose. Come altre volte avevo ricaricato le batterie sul letto ma senza dormire.

"Chi dorme non piglia vacche".

Mi spiaceva lasciare a piedi Omar e Sgherri. Avrebbero capito.

 

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