Compilescion. Cap. 38 - Colpi di testa.

 

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Quindi scesi dal letto con calma, senza far rumore. E come un animale nel tempo di morire cercai un posto in cui sostare, in attesa di capire quel che mi stava crescendo dentro.

Immaginavo fosse rabbia ma non ne ero sicuro. Poteva essere delusione per il piano fallito, dolore per aver perso l'ennesima occasione per rivedere la donna che nonostante tutto amavo o lo smacco per aver perduto l'occasione giusta.

Cercai anche le chiavi della macchina, Omar e Sgherri dormivano sul divano. Gli zaini erano pronti e probabilmente il loro piano era di partire appena svegli, lo avrebbero fatto comunque ma in treno. Io dovevo muovermi, non sopportavo più quel posto. E i loro sguardi. Dimessi.

Presi giusto il necessario per la colazione, il mio portatile, lo zaino stracolmo e il mio cervello.

"Mh, verso destra o verso sinistra?". Ogni dubbio, ogni possibilità che mi si parava davanti mi bloccava. "I've got a strunge urge to fly but I've gt nowhere to fly to", di nuovo i Pink Floyd in mente. Fermo al semaforo, con la luce verde negli occhi ed i clacson nelle orecchie.

"Ti si è spenta? Vuoi una mano?" La voce dal finestrino mi riportò alla realtà.

"No grazie, sei gentile. ma il problema è che non so dove andare"

"Dimmi dove sei diretto, ti spiego io...ma mettiti di fianco che ci ammazzano"

"E' proprio quello il dramma, non so dove son diretto"

Intervenne un vecchietto, di quelli che controllano i lavori in corso per strada con le mani dietro la schiena in attesa della Grande Falce, e disse:

"Se non sai dove andare di solito stai fermo...ma te ti sei mosso da casa, quindi vedi di andare dai!

Ingranai la prima, salutai cortesemente, accesi la radio con i S.O.A.D. a palla e cercai i cartelli per l'autostrada. "Deciso, mi gioco tutto..non ho nulla da perdere...solo da riconquistarla."

Ma non ce la facevo. Ogni autogrill era buono per fermarsi, ogni casello un dubbio...uscire, tornare indietro, andare dai cani, costituirmi, espatriare. Confusione senza senso.

Ennesimo autogrill per un caffè, mi avrebbe fatto bene.

Giornale.

Sciopero dei produttori di latte (come se lo facessero loro), allevatori in rivolta. Camionisti in fila davanti agli stabilimenti in attesa di merce che non arriva. Produttori di latte...produttori di latte...foto...Onestina.

La chiamavano Onestina, in realtà era un povero bovino vestito con una sciarpa gialla ed un berretto da baseball extralarge buono per quegli zucconi di ciuccialatte.

Era in tour Onestina, sarebbe andata prima a Cremona, poi a Lodi ed infine a Milano prima di essere trasportata fino a Roma...

Non ci sarebbe arrivata. Il mio era un sorriso che conoscevo bene, lo notai dallo specchio riservato a chi acquista occhiali da sole Made in Corea per far pendant con il braccialetto col nome Made in Qualche Altro Posto.

Mi girai verso il cassiere: "Scusi, oggi che giorno è?"

"Martedi, ma dove vivi?"

"Eh, le ho chiesto che giorno è, mica una ramanzina sul mio stato depressivo"

Martedi....domani sarebbe stata a Lodi la mia Onestina. Era già mia. Una invece di trenta.

Simbolica però.

Mi chiesi anche se aveva senso mettere a rischio la vita di quella mucca per i miei scopi, la risposta era ovvia: si.

E poi l'avrei liberata o almeno portata da qualcuno che l'avrebbe fatta vivere bene.

Mentre montavo in auto mi chiamò Oscar al telefono, impossibile...l'avevo spento. Forse..

Ma vabbè, tanto ci dovevo parlare...dissi loro di star tranquilli e di scusarmi. E che avrei fatto giungere mie notizie...come? dal giornale...e riattaccai.

Dopo un messaggio a colei che una volta tanto mi stava aspettando, spensi. Stavolta tolsi la batteria.

 

E da lei sarei andato l'indomani, se ci fossi riuscito. Sarebbe stato un segno del destino...lasciai tutte le mie decisioni in mano al fato e mi preparai a cercare un posto per dormire.

Uscita Lodi, in mezza giornata avevo fatto 25 km.

 

Bar, telefono pubblico, elenco. C'era tutto.

"si, buon pomeriggio. Ha una stanza? Si, lo so che l'ha...ma intendevo libera. Ah, son tutte libere? Siete chiusi? Ma io non saprei dove andare....ma se lei risponde al telefono vuol dire che c'è qualcuno, lei starà lavorando mica giocando al pc!...si, sono in una cabina. Non posso accendere il cellulare, la richiamo io tra dieci minuti."

Richiamai ed ebbi la lieta novella. Stanza libera, senza coperte. 15 euro senza ricevuta. Ottimo.

"Lei è un tipo onesto, grazie...non la prendo in giro....no...mi scusi...ok, ok. Tra venti minuti son li con una Fiat scura. Mi riconoscerà, non mi chieda perchè!"

 

Stavolta niente piani, niente di niente. Solo istinto e determinazione.

Il portiere era contemporaneamente anche il padrone, il buttafuori, il p.r. e probabilmente anche la donna delle pulizie di quel tugurio. Ci parlai per dieci minuti, mentre ingurgitavo tre etti di spaghetti aglio, olio e peperoncino, per spiegargli il mio rifiuto del "famoso sugo al cinghiale di sua nonna di Grosseto". Ero convinto che non avrebbe capito ma altrettanto conscio del fatto che finchè parlavo io non dovevo ascoltare lui. Chiusi direttamente con i ringraziamenti ed una pacca sulle spalle (portata con un saltello da terra, accidenti se era alto!).

"Per favore domattina mi può chiamare?...Ma quando vuole, purchè prima delle otto"

 

Materasso, vestiti addosso come ai bei tempi della depressione. Buio.

E buonanotte al mondo.

 

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