Del perchè m'è partito un trombo.

16.07.2010 00:00

Ci sono alcune cose che ognuno di noi si sforza di non fare.

Io mi stavo sforzando di non scrivere quel che penso in merito ad alcune questioni ma sto meglio se lo faccio quindi eccomi qui.

Molti sono convinti di aver trovato la retta via per l'antispecismo, sono certi di aver trovato il bandolo della matassa al punto di ergersi quasi a paladini dell'antispecismo in toto.

Io invece, oltre a chiedermi cos'è l'antispecismo (perchè ancora c'è un po' di confusione in merito) mi chiedo chi sono gli antispecisti e guardando alle esperienze passate mi viene automatico tirarmene fuori. Se non altro finchè non sarà completata quella specie di procedimento di autoeliminazione dal movimento che taluni hanno involontariamente avviato. E valuto la cosa in secoli.

Chi sono gli antispecisti? Ne ho sentite di tutti i colori, antispecisti vegetariani, addirittura onnivori, dediti a forme striscianti di razzismo o addirittura di paranoia antiumana in toto. Quelli che son convinti di essere i salvatori del mondo, quelli che confondono il vegan con l'antispecismo pensando che siano sinonimi... dimenticando l'esistenza di alcuni soggetti (molti a dire il vero) che salvano conigli di giorno ed organizzano manifestazioni di notte usando manifesti di stampo fascista girati (riciclaggio alquanto bizzarro direi). Per fortuna questi ultimi fascistoidi rincoglioniti non apprezzano la definizione di antispecismo. Ma forse cambieranno idea quando si accorgeranno di avere molti punti in comune con alcuni soggetti. E si dichiareranno antispecisti pure loro.

Noto una stupida tendenza ad essere “più antispecisti degli altri” utilizzando talvolta (e per fortuna raramente) metodi degni delle mafie o del ventennio che fu per portare avanti il proprio credo.

Le ideologie di base (per formazione culturale quando c'è) di queste persone sono di solito riconducibili all'anarchismo o al comunismo e non mi sorprende scoprire che si dichiarano antispecisti solo perchè casualmente anarchici o comunisti e contemporaneamente vegan. Non ho più voglia di confrontarmi con costoro, esistono intere schiere di onnivori molto più ricettivi e disponibili al dialogo. Avvicinandomi al movimento ho trovato molta gente in gamba, che si fa domande e cerca risposte. Ma ho incontrato anche altra gente.

Gente che fa della decrescita un vanto quando l'unica decrescita che attuano è quella basata sul lavoro di altri. Quello si chiama sfruttamento.

Gente antispecista perchè ora ha “una sola auto invece di due” come se cambiasse qualcosa. Quello è ecologismo.

Gente antispecista che non sopporta i cinesi manco quando se ne stanno in Cina. Quello è razzismo.

Gente che è antispecista ma le donne stanno meglio a cucinare. Quello è Sessismo.

Gente che è antispecista e davanti ti sorride ma dietro è meglio non averla. Quello è Perbenismo.

Gente che è antispecista ma “le multinazionali son dappertutto e non cambia nulla boicottarle”. Quello è Pesoculismo.

Gente che “o sei antispecista o vaffanculo”. Quello è Estremismo.

Gente che è antispecista ma “su quel sito non ci vado, anzi ne apro uno io uguale e aspetto che vengano loro a parlare con me”. Quello è Isolazionismo.

Tutti “ismi” ma che con le origini della parola “antispecismo” non hanno nulla a che fare.

 

Chissà quanti si riconosceranno in quell'elenco appena citato e chissà quante code di paglia a fuoco.

Intendo rassicurare tutti: non faccio nomi perchè sono categorie molto vaste e ci vorrebbe per ognuna un minielenco del telefono. E quando parlo di queste persone muovo solo una critica di pensiero, mai vorrei attaccare qualcuno sul personale (per simili attacchi ci pensa chi non è in grado di connettere il cervello alla bocca). Dovremmo tutti iniziare una forte autocritica (evito le parabole delle pagliuzze e dei tronchi per pietà), analizzando le proprie scelte, i propri rapporti con gli altri, la propria vita. E se non si trova nulla di sbagliato non è detto che si sia a posto. Occorre una forma di dialogo sincero che onestamente trovo molto difficile dato che basta essere in dissenso su alcune questioni per essere etichettati come infami. Non essendoci quindi possibilità di venirne a capo mi trovo costretto a tirare un po' i remi in barca, continuando a fare quel che posso nel mio piccolo, conscio della quasi totale inutilità di quel che faccio. Perchè i cambiamenti (citando Bakunin) possono venire solo dal basso ma qui...nel basso... in realtà non c'è nessuno disposto a cambiare se stesso prima degli altri.

Penso anche al fallimento di alcune campagne portate avanti per anni e perse in una serie di dibattiti senza sfogo, tesi esclusivamente a capire se bisogna o non bisogna parlare con la stampa. C'è ancora chi è convinto che un qualsiasi mezzo di comunicazione di massa monodirezionale (vedi giornali, tv e radio in mano ad un sistema che ben conosciamo), sarebbe disposto a far sentire la voce degli “altri”, “altri” che attaccano implicitamente i datori di lavoro diretti o indiretti di chi i giornali li pubblica. Ricordo persone entusiaste della “quasi sicura presenza” del Gabibbo al loro presidio. Beh, il Gabibbo magari c'è anche andato ed ha ottenuto quel che voleva: le risate del pubblico. Ricordo riunioni interminabili nelle quali si doveva parlare di tutto e ci si insabbiava in un “chiamiamo i giornali o no?” portando inevitabilmente la cosa ad un nulla di fatto.

Potrei citare molte battaglie perse per gli individualismi di molti.

Ricordo un sacco di cose che non vorrei ricordare.

Sono solo esempi. Ma per quanto mi riguarda mi bastano. Quando tutti i paladini della tavola antispecista saranno d'accordo allora...forse.. ne verremo tutti a capo. Ma sinceramente non vedo vie d'uscita nel movimento italiano. Se un movimento esiste.

Seneca disse “Continuo è il vagabondare del genere umano. E quotidianamente in questo così vasto mondo qualcosa cambia.” Voglio fidarmi di lui e aspetto il cambiamento.

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