compilescion. Cap. 10 - Boomerang.
www.youtube.com/watch?v=v-iOOsZHS6s
Rumore del treno. Unito al sonno ed al caldo. E alle calze del tipo di fronte. Impossibile dormire. Impossibile non dormire.
"Ti amo" troppe volte disatteso, pensai che addormentandomi forse non c'avrei pensato.
Il mondo cambiò colore, avevo l'abitudine di sognare in bianco e nero quando ancora sognavo. A volte seppia, per quando sognavo i fascisti. Sognavo in formato Istituto Luce!
Bianco e nero, immagine nitida di lei al mare. Accovacciata e girata di lato a guardare chissà cosa o chissà chi. Provai a svegliarmi ma mi piaceva ancora vederla con quegli occhi. E continuai con uno slide show assurdo di ricordi misti. Tutti gli anni passati, le vite passate.
Provai a ricordarmi il primo ricordo, qualcuno ogni tanto lo fa...è una scalata alla memoria, forse si intuisce qualcosa prima dei tre anni ma difficilmente si ricorda a lungo, eppure sono gli anni più importanti per la formazione di un cucciolo di essere umano. Pensieri ricorrenti, rincorrenti gli uni con gli altri in circolo. Tutti legati tra loro da un filo invisibile ed incoerente.
Mia madre, magra e maschia. Debole dentro, una roccia per tutti. Come me. Mi somigliava, era il sottoscritto con la gonna, ma bella. Aveva avuto un sacco di uomini lei, ma non se ne era mai approfittata, e così io. Mai sposata. Insomma, a quanto pare ero la continuazione della sua vita.
Pesaro, il punk, gli amici, il dark, Rimini, Fausto e Pelo.
Il Renault cinque turbo rosso scassato.
Il Golf giallo Agip del '76 fuso dalla nascita.
Pescara, Avezzano, la prima ragazza che manco lei lo sapeva che stava con me.
E lo Skrondo. Era nato in quegli anni ed in quei posti.
Poi altre ragazze.
Tornai a lei, ne avevo bisogno. Sfiorai con le dita la foto immaginaria che stavo vedendo, lei e la sua gatta. Felici. E poi a ripensare ad altri gatti, che pensare ad altre lei non era il caso.
Mi accorsi non so come che stavo sprofondando nell'incubo ricorrente e mi svegliai. Ebbi meno di 40 secondi per scendere dal treno, compreso di zaino e pc. No, il pc non c'era.
Ossignore.
Ghiaccio dentro.
La mia vita era in quel pc. tutto. Ma come..un taxi? con quali soldi? da Tiburtina a Centrale ci mettono un secolo di solito. "ma porca ma..."...ehm....sorella, potrebbe aiutarmi?"
Raccontai alla suora di aver perso il pc sul treno. E che nel pc avevo l'indirizzo dei miei parenti poveri in germania che stavo andando a trovare. Era Niki Lauda con la gonna.
Presi il caffè prima dell'arrivo del treno.
Quando montai sul vagone ero in apnea, il tipo che aveva aperto il pc mi stava chiamando sul cellulare (che carino). Pensai solo dopo che il tipo non aveva la password, e poi come aveva fatto a trovare il mio numero di cell? A volte certe domande meglio non farsele.
Tornai in Tiburtina e poi seguire le indicazioni per l'ostello era facile. Non so perchè ma sulle indicazioni per gli ostelli non evitano mai di farti passare davanti ad una qualsiasi sede di quei gruppuscoli nazifascisti travestiti da partiti istituzionali e non era tutto seppia, non sognavo. Superai lo scoglio fischiettando faccetta nera al contrario.
"Giornata pesante....domani si va a fare qualcosa ma oggi si dorme."
L'Ostello era fetido, ma essere stati per qualche giorno in galera aiuta ad accettare le cose con altro spirito. Non si sta mai bene se non si sta peggio ogni tanto.
Non apprezzi neanche l'amore quando l'hai a volte. Quando manca lo senti che c'è qualcosa di sbagliato. E non apprezzi neanche il pane finchè non ti manca.
Qualcuno scrisse una canzone che parlava delle deportazioni, il ritornello recitava "ho imparato a bere sempre un sorso in più, un giorno potrei avere sete". Questo lo impari solo quando stai veramente male, è proprio vero che per rinascere bisogna morire.
L'ultima cosa che pensai addormentandomi fu "speriamo di sognarla".