Compilescion. Cap. 11 - Fisica e mentale.

www.youtube.com/watch?v=0qesxaNCkd8

 

"Vorrei del tabacco", "Che tabacco?", "Boh, mi dica lei".

Mezz'ora dopo mi stava spiegando le proprietà umidificatorie di alcune pietre fatte apposta per mantenere a lungo il tabacco venduto nelle scatole grandi.

Oltretutto aveva un umidificatore incassato in un mobile... finta arte povera, dunque poverissima. L'anta per l'apertura era in finto cristallo con la maniglia in finto oro. Era tutto meno che finto e testimoniava la passione che quell'uomo aveva per il suo lavoro.

Era più di un tabaccaio, era un tabagista. Schizofrenico. Solare. Assuefatto.

Mi parlò di suo cugino che cercava un compagno di stanza (come fossimo arrivati agli affitti dalle pietre è tuttavia un mistero), mi proposi.

Il numero di telefono era difficilissimo da ricordare ma non per me che i numeri li sempre memorizzati subito...ma anche con le parole non me la cavavo male.

 

Telefonata cortese, tipo cortese, si chiamava Cortese. Un ragazzino per bene, sinistroide ma inglobato nel vivere "da cristiani" nel senso meno biblico.

Mentalità aperta ma fino ad un certo punto, poi un sorriso timido ti faceva capire che dissentiva. Era il massimo della sua espressione di disappunto. Era Cortese. Cortese aveva una figlia ed una ex moglie, lavorava in una azienda come ingegnere con contratto co.co.de. (contratto cooperativo destabilizzante). Ma non so perchè avessi fatto tutte quelle analisi su di lui, in fondo ci dovevo solo vivere per un pò, lavando a turno il cesso o al massimo condividere il tavolo per la cena ogni tanto, anche se speravo che i miei orari non coincidessero coi suoi.

Parlare tutto il tempo di baggianate non m'è mai piaciuto e lui era troppo sempliciotto.

 

Per il lavoro fu più facile ancora. Non lo cercai proprio, fu lui a cercare me. Tentai di nascondermi ma mi trovò sotto forma del tabaccaio Cortese, che si infortunò mentre era impegnato nella sua ora di attività fisica mensile. Per un mese potevo tenergli aperto il negozio io. "Poi si vedrà...."

 

La sera avrei voluto festeggiare, fu veramente triste capire per l'ennesima volta che le cose belle sono belle quando le condividi. "E' sempre stato così per me. Ho giocato per troppo tempo da solo forse, ora devo condividere la mia vita con qualcuno. E non c'è." Pensieri che tornavano ogni volta che ero felice solo per riportarmi sulla terraferma.

 

Cortese l'inquilino mi chiamò per cena. Quella volta non potevo rifiutare. Ed avevo bisogno di compagnia...Mi sfogai con lui, mi guardava sorridendo e non rispondeva. Lo mettevo in imbarazzo e me la feci finita. Parlammo di piante ornamentali e fisica nucleare. Era fissato con la fisica nucleare, la odiava.

Era un folle..

Era arrivato al punto da strappare e bruciare pagine di libri di fisica nucleare quasi fosse un rito. Mi angosciai.

Chiesi il perchè di tanto ardore e di tanto ardere, mi disse che la fisica nucleare gli aveva rovinato l'esistenza ma non aggiunse molto. Mi augurai di non peggiorargli l'esistenza, mi avrebbe dato fuoco.

Forse avere avuto una famiglia e non trovarsela più ti destabilizza molto. Più di quel che pensi. E poi hai paura di fare il passo sbagliato. Succede quando si inciampa, quando si cade di bicicletta, quando si tampona qualcuno, quando si viene lasciati. C'è chi sente nuova linfa ed è pronto a rischiare di nuovo e chi non ce la fa. Succede. Doveva essere successo così anche a lui come a me in passato, con in più una figlia da con-dividere. Problema non da poco, provai ad immaginarlo ma non mi venne facile. Non ho mai avuto sentore di poter diventare padre, c'ho pensato...per un certo periodo mi sarebbe piaciuto. Quando i mulini erano bianchi.

 

Finita la cena per buona parte silenziosa s'andò a dormire. E anche oggi è andata. Per quanto? Another lonely day...

 

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