Compilescion. Cap. 14 - Oh, bella ciao.

 

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I consigli si sprecavano. Avevo bisogno di parlarne con chiunque, ma nessuno si fermava ad ascoltare quel che dicevo. Arrivavano a metà racconto ed iniziavano a sputare sentenze.

Trovai la soluzione parlandone solo con me stesso. I miei problemi al momento erano nell'ordine dimenticare lei e concentrarmi sulla denuncia per furto di bestiame che pendeva su di me e sui ragazzi che m'avevano ospitato in Sicilia (per favoreggiamento). In cosa m'avessero favorito non lo capisco, lavoravo e mi davano da mangiare. Punto. E' anche vero che ultimamente la tendenza dei datori di lavoro è quella di non farti neanche arrivare a metà mese, figuriamoci sfamarti. "they say there's no place for little monkey in this town".

 

Telefonai all'Anna, l'unica che mi avesse lasciato il suo numero. La tranquillizzai, sarei andato subito in questura per deporre a loro favore, a costo di ammettere le mie colpe. Non volevo che fossero tirati in mezzo per due motivi: non avevano fatto nulla e non lo meritavano.

 

Ennesimo soldato semplice del potere dietro l'ennesimo vetro dell'ennesima questura. Ennesima indicazione farfugliata e sbagliata.

Per trovare la persona giusta in questura puoi solo andare al bar di fronte. L'impiegato mi offrì anche il caffè. Sarebbe stato disposto a tutto per non esser costretto a tornare in ufficio. Gli spiegai la cosa lì sul bancone, in verità abbastanza frettolosamente. Avevo bisogno di uscire di li e fumare, il caffè era una droga per me. Il tabacco peggio. Seppi che si poteva fare una dichiarazione spontanea ed inviarla per raccomandata (che le mail certificate in Italia arriveranno quando nel resto del mondo ci si muoverà solo ad energia solare).

 

Chiamai anche l'avvocato in Sicilia. La chiamai perchè mi fidavo di lei, perchè conosceva il mio caso. E perchè era maledettamente bella. Niente pensieri sconci. Quasi amor cortese (ancora Cortese nella mente, subito scacciato..). Mi spiegò che la mia situazione non era bella, che mi conveniva presentarmi e mettermi a disposizione delle autorità. Ma me lo disse con un tono di voce tale da farmi pensare nettamente il contrario e così feci.

 

Promisi a Cortese il tabagista cortese che sarei ritornato a breve per saldare il conto, mi chiese "quale conto? La multa? Ma levati...non le pago da anni!". Un sorriso, una pacca sulla spalla.

Le mie cose, poche ed inutili le avrei lasciate nella stanza con la prospettiva di un eventuale riciclo da parte del nuovo occupante che era già pronto. Probabilmente straniero. Ma cosa significa straniero? Che cosa indica esattamente questo termine oggi per la società? Lo straniero, per millenni fonte di novità e cultura diversa, era diventato invasore ormai da qualche anno. Era quello che ti ruba il posto di lavoro, che ti ruba la donna. Che ruba in generale. Solo perchè noi viviamo in un posto consideriamo tutto quel che abbiamo intorno nostro.

La terra, l'aria, l'acqua. Tutto commercializzato. I semi, le vite plasmate e modificate per gli interessi di pochi.

 

Me ne sarei andato in campagna, avevo letto di un sito dove c'era un gruppo di fattorie biologiche che offriva vitto e alloggio in cambio di lavoro. Un nuovo modo per viaggiare, conoscere gente. Ma anche nascondersi ai più. Avrei dovuto fare attenzione all'uso di internet certo. Connessioni brevi ed evitando di farsi tracciare se possibile. Quando vuole, lo Stato sa usare la tecnologia in fondo...occorre essere attenti per essere padroni di se stessi.

 

Iniziai con le telefonate.."si, sono vegan. Beh, per voi meglio. no? non vi rubo le uova di notte!"

Alla terza telefonata feci centro. Una fattoria in Emilia, sulle colline. niente animali, solo orto e alberi da frutta.

Vegetariani. "Vabbè, li converto io" e ridendo alzai il pollicione per il mio primo autostop da anni. Ed ogni volta che si ritorna principianti si ha fortuna. Beccai subito un tipo che andava a Bologna.

 

Non mi chiese il mio nome, chiacchierava in anonimo il mio autista improvvisato.

Resistetti per dieci minuti a parlare dell'Inter fingendomi interessato per non contraddirlo. Poi mi scappò detto di considerare meglio i guadagni dei signorini in pantaloncini ed i nostri. Si chetò.

Rise. E mi disse di aver giocato in serie A fino a dieci anni prima. Poi capì che me ne poteva fregare poco e mi chiese cosa era il segno sul braccio che avevo. La V cerchiata.

Gli raccontai brevemente del vegan, del movimento animalista, dell'antispecismo, della creazione e del big bang. In 4 minuti. Ovviamente un tempo maggiore avrebbe sortito lo stesso effetto quindi perchè insistere? Già mi guardava come una mucca che osserva stupita per la prima volta il passaggio di un treno. Chiusi con una frase ad effetto:

"noi abbiamo modo di illuminare gli altri ma con le nostre candele è dura combattere i fari delle multinazionali".

 

Mi tacciò di comunismo.

 

Scesi sorridendo, convinto di aver fatto il massimo per aver fatto pensare un cervello spento da molto tempo. Ringraziai per la strada ed il tempo passati insieme. Ci promettemmo di rivederci sapendo con certezza che mai sarebbe successo. Mai? Mai. Uno certe cose le sente. Come sente arrivare la sera a maggio, il sole scende e un soffio freddo ti ricorda che ancora non è estate anche se una parte di te la vorrebbe subito. Maggio ti invita alla pazienza.

Maggio ti ricorda che l'estate arriverà solo se sai aspettarla.

 

 

 

Mi avviai verso la fattoria, due km a piedi fanno bene al tramonto. A metà strada un gruppo di ragazzi con i teli a terra e cani liberi di correre.

Uno, nero, meticcio come pochi si avvicinò curioso. Voleva giocare con me, ma era impossibile. Un solo abbaio o scodinzolio e gli altri a turno ringhiavano col pelo ritto sulla schiena per placare le sue voglie. Era come me.

 

Incamminandomi verso la casa pensai ai Pink Floyd "I've got a strong urge to fly but I've got nowhere to fly to..".

 

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