Compilescion. Cap. 26 - Fatti non foste a viver come bruti.

 

www.youtube.com/watch?v=jpkPWwTJTSw

 

"non ce la faccio, scusa" "si, mi ci abituo...lo so che ci si abitua".

Non riuscivo ad entrare li' dentro. Avrei dovuto farlo per forza.

Affrontare la morte in faccia per combatterla, era la scelta più dura che avessi fatto in vita mia.

 

Dovevo lavorare li dentro,mi serviva per prendere tutte le informazioni del caso. Avevo chiesto di non ucciderli, ma dovevo lavare le stanze a fine "turno". Ogni turno sei ore, ogni volta due ore per lavare tutto, poi si ricominciava. Per sedici passavano in media 160/200 animali al giorno. Entravano vivi, uscivano carne.

 

Ricordai tutti i filmati visti, le registrazioni rubate e i video ufficiali. Non servì a nulla.

Avrei potuto abituare la vista, forse l'udito...ma non il tatto o l'odore. Il sangue rappreso è il simbolo della morte, ed il suo odore non lo dimentichi. Mai. E poi mai.

Come può qualcuno, chiunque esso sia, sgozzare un essere vivente e raccoglierne il succo vitale in un contenitore metallico? Sentirlo, annusarlo, guardarlo mentre muore?

 

Sentivo che non avrei più avuto la forza di far nulla dopo. Mi costava uno sforzo infinito.

Ma dovevo farlo, era troppo importante far finire quell'assassinio di massa in quel posto.

E poi c'erano i cavalli...

Il colloquio finì, sinceramente non ricordo come. Ho memoria solo della putrefazione che mi stava corrodendo l'anima.

 

"Fuori, per oggi ne sono fuori".

Chiamai da casa Oscar e Sgherri, mi sentirono piangere. La rinuncia era ad un passo.

Trovai il coraggio pensando che la vita di sei cavalli liberi vale più della mia sofferenza. Il difficile era ricordarselo ogni singolo istante in cui avrei partecipato, da aiutante, al massacro quotidiano. Se non ci fossi riuscito sarebbe scattato il piano B, ma Oscar avrebbe dovuto rischiare troppo...meglio evitare.

La prima settimana fu un annullamento volontario di ogni sensibilità. Anche fuori da quel posto, ero crudo...ligneo. E compresi come si può fare quel lavoro. Basta smettere di vivere.

"Si rinuncia a vivere per un tozzo di pane spesso, in attesa di migliorare. E ci si trova come mucche, cavalli, maiali, galline....chiusi nella nostra gabbia ad aspettare la fine. In più noi possiamo permetterci se siamo fortunati una gita a Lourdes e un ramino al bar." Erano d'accordo anche Omar e Sgherri, come avrebbero potuto contraddirmi? Il mio volto parlava da solo, le parole erano solo un contorno. A raccontare quel che vedevo bastavano i miei occhi.

 

"La morte fa paura a chi non riesce a vivere" mi risuonava nella mente.

I giorni passavano, di cavalli nessuna traccia. Ed io non ce la facevo proprio più. Per quanto si dica che la frutta va mangiata all'inizio dei pasti io continuo a citare il vecchio detto: ero alla frutta, sicuramente. Non dormivo più da non so quanto per paura degli incubi.

 

Esplosi la mia rabbia di giovedi, alle otto meno dieci. Mancavano solo altri dieci minuti ed invece nulla. In meno di venti secondi spaccai 3 nastri trasportatori e mandai in corto circuito il bollitore per i maiali. Poi me ne andai, sicuro che la mia paga non sarebbe bastata a ripagare tutto. E ne fui felice, il bilancio l'avevano chiuso in passivo gli stronzi.

 

Ma ora?

"Omar....piano B, mi spiace. Non ci son riuscito!"

"sei stato grande dai, ci penso io ora"

E Sgherri fece il caffè. cap.-26.jpg


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