Compilescion. Cap. 29 - Perfino Raf avrebbe perso il self control.

 

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Il primo pensiero del mattino spesso influisce su tutta la giornata.

Sapevo che entro poco avrei rivisto i pelosi, ed oltretutto avendo fatto uso di quel pò di thc che avevo mi ero abbandonato a qualcosa di più complesso. Pensando a lei non mi ero affatto adombrato, in effetti bisogna imparare a meditare ogni giorno in merito alla possibilità di poter perdere improvvisamente chi o ciò che abbiamo. E questo per poter apprezzare a pieno l'oggi ed essere in grado di poter lasciar andare in pace chi amiamo. Se lo vuole.

 

"Ammazza come son filosofo oggi" "Scusi?" "no, niente, ha latte di soia?" "lattediche?" "un caffè grazie". Ero abituato a quest'eventualità, al punto tale di aver rinunciato alla colazione tradizionale, tanto non sarei ingrassato cmq.

 

La tipa arrivò inchiodando in pieno stile marchigiano. "tutti figli di gommisti qui"...poi smisi di pensare ed iniziai a scodinzolare. Erano a dieci metri da me e correvano. Mi inginocchiai ponendomi in posizione di difesa ma fu inutile: mi sdraiarono ed iniziarono a leccarmi con metodo scientifico. Li feci fare con gioia. Erano belli, stavano bene.

 

La tipa ripartì sgommando dopo aver incassato tutti i soldi che avevo nonostante lo sconto, avrei dovuto chiamare Oscar per rimpinguare la carta ricaricabile.

Via, verso la stazione....sperando di riuscire a montare sul treno. Poi, in un modo o in un altro sarei arrivato a Napoli. Anna era già in viaggio e farla aspettare molto sarebbe stato oltremodo ingiusto.

 

La stazione, quando ci arrivai, era tranquilla. Poca gente, i cani erano sereni. Cavolo s'era seduto sulle zampe posteriori, Carota s'era acciambellata sui miei piedi mentre facevo la fila.

Tutto bene. Tranne quei due che discutevano in cima alla fila, rischiavo di perdere il treno.

Provai ad avvicinarmi, il tipo col berretto e la divisa da vigilante era il prototipo della guardia giurata, il ragazzo che stava affrontando lo guardava cercando di capirci qualcosa.

"lo scontrino del bar dove l'hai?"

"Pagato! pagato!" "

"si, hai pagato ma il caffè. Le patatine? Lo scontrino!! Ma che cazzo di lingua parli?"

"I don't understand italian, I'm coming from India. Can you speak english please?"

"ma vaffanculo vai, ci penso io". Prese lo zaino del ragazzo e si scansò dalla fila. Era l'unica cosa che interessava ai più.

Che si stesse aggredendo in quel modo un ragazzo per un pacchetto di patatine non era motivo di scandalo.

 

Il tutto si chiuse rapidamente con l'arrivo della polizia ferroviaria. Si allontanarono tra gli sguardi di disapprovazione dei pochi presenti, ovviamente il colore della pelle era già una prova a discapito del malcapitato.

"Torna al tuo paese, sei diverso...impossibile, vengo dall'universo". Parlavo spesso con i testi dei pezzi che conoscevo, stavolta calzava a pennello.

 

Montai sul treno per Napoli, chiusi lo scompartimento e pregai un momento per non far venire il controllore prima di Roma. I cani potevano essere un problema. "E poi si lamentano degli abbandoni...". Carota mi capì, ne sono sicuro. Scodinzolò piano e si mise con la testa sulle ginocchia. Il mantra silenzioso della mia mano che la accarezzava mi stimolò il pensiero.

 

Da capo, il viaggio è lungo...ho tempo per pensare.

 

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