Compilescion. Cap. 31 - Prendete. E bevetene tutti.

 

www.youtube.com/watch?v=6Ejga4kJUts&ob=av2e

 

"Hasta la carota siempre"

"Sempre sia lodata, bentornato!"

Al citofono ci si spaccava dalle risate ogni volta, ma in quella occasione ero particolarmente su di giri. C'era un annuncio sul giornalino cittadino, un tipo vendeva la licenza, il camion e forse saremmo anche riusciti a subentrare come terzisti per quei fottuti della catena di smontaggio. Ma voleva soldi in contanti, e qualsiasi cifra in soldoni, anche mille euro, non li avremmo mai avuti.

"La felicità è come un brivido, viene e va."

"Ma la smetti di citare chiunque?"

"Lui non è chiunque cazzo. Ok, ora è rincoglionito ma non è chiunque"

Ero balzato in piedi, mi fermai alla fine della frase provando un senso di vergogna misto a rabbia per l'impotenza. Stava andando tutto in pezzi. Tra qualche giorno avrebbero mandato a casa anche Oscar per fine contratto. Ne avevano altri tre da sfruttare.

 

"Ma quel lampo che avevi avuto prima di partire?"

"No, troppo rischioso"

"Ah, si...invece di rischiare qualcosa in più ce ne torniamo a casa?"

"Si tratta di sostituirne uno...uno degli esterni intendo. Non i dipendenti. Fino all'ingresso, poi Sgherri... puoi montare sul camion che ci serve in seguito no? Sei già dentro.."

"Si, troppo rischioso"

 

A volte il silenzio è bello, rilassante. Ricercato dai più, quando finalmente lo si trova...non sempre è gradevole. Non lo era in effetti quella sera, oltretutto per un caso fortuito non passavano neanche auto. E neanche un bimbo a piangere. Un cane...nulla.

A testa china dissi che ce ne saremmo tornati a casa. Ed andai a letto.

"Nessuno fece nulla"...continuavo a citarlo quel mito scaduto.

 

Ennesima notte insonne, stremato come se avessi cercato di fermare il mondo eppure i miei occhi non ne volevano sapere...e neanche il mio cervello. Neanche il cuore. Non c'era parte di me che accettasse quella sconfitta.

Mi alzai alle quattro del mattino, aprii il portatile e passai le successive sei ore come un automa a riguardarmi come avveniva la mattanza.

Ogni piccolo passo fatto dall'animale di turno, ogni sguardo o belato, muggito. Ogni piccola manifestazione di paura la stavo registrando, accumulando come fanno le batterie.

Dovetti alzarmi alla fine, ero pieno. Gonfio. Saturo.

"Ragazzi, lo so che è domenica ma via, giù dal letto. Caffè pronto"

"Maddaiiiiiiiiiii! Che c'è? Ma sei proprio stronzo eh!"

"Buongiorno a te, Sgherri, ho preso una decisione e ve la devo comunicare"

 

"Ma dopo no eh?"

 

O con loro, o senza di loro sarei andato li dentro in qualche modo ed almeno una l'avrei tirata fuori. Una, un simbolo. Ma l'avrei fatto. Non furono loro a guardarmi negli occhi, glieli mostrai io, tanto per far capire che non scherzavo. E funzionò.

Avevo un terrore folle, ma "è tutta adrenalina" mi dicevo. Mi piaceva la sensazione, deve somigliare in parte a quella di chi sa che non tornerà indietro e non gli spiace.

Avevo perso ogni dubbio, e siccome "Roma o morte" l'aveva già detta qualcuno e non c'entrava nulla dissi "Hasta la carota siempre".

Scoppiarono a ridere, e ci si mise a tavolino a versarsi il caffè a vicenda sui pantaloni.

Fortuna era freddo.

 

cap.-31.jpeg


Contatti

Skrondo