Los Cristianos 18.03.2012

 

Domenica 18 marzo 2012 – Los Cristianos

 

Ho dimenticato l'Italia. Anzi no, ho semplicemente già assimilato le differenze che praticamente subisci involontariamente a stare in un posto come questo. Già dopo poche ore, come i nativi, anche il mio corpo considera fresca l'aria del mattino che pure si porta dietro i 20 gradi standard, già aspiro al caldo delle ore della siesta. Ieri c'erano 28 gradi alle due, aria rarefatta eppure ventosa, un piccolo phon puntato addosso.

Mi ci sono lasciato andare in quell'aria come un pesce che ritorna al mare dall'acquario.

Immaginatemi pure a saltare coi delfini al largo, è come se ci fossi.

Sono arrivato l'altra sera, quel giorno si racchiude in “decollo-atterraggio-bus-dormire”, poche parole in fondo se analizziamo i fatti. Ma il cervello è rimasto comunque acceso a registrare le inutili cose della vita nel giorno in cui cambia tutto. Immagini ed odori da ricordare, a significare che sono qui non per dimenticare qualcosa ma per ricordarla com'era. Senza che le cose belle possano essere sporcate da un qualche futuro. Nel giorno in cui son partito tutto girava come al solito per tutti ed io ho semplicemente registrato la normalità delle cose, da tenere in un pezzo di cervello che uso come catalogo da sfogliare per le serate con me stesso. L'odore da cane cittadino di Noise ed il rumore della sua coda festante battuta a ritmo contro la porta della camera, il rito del caffè e della prima notizia assurda letta su un qualunque giornale online, la passeggiata in centro con le mani in tasca, le cuffie nelle orecchie e gli occhi bassi a regolare i passi. E ancora le quaranta ore di lavoro settimanale passate ad aspettare un fine settimana nel quale avrei aspettato la settimana successiva, le incazzature per le cose che non vanno, il pessimismo che vedevo crescere come piantina maligna e che spero di estirpare qui, dove le piante non mettono radici a fondo. Perchè la lava è dura e non accoglie vita con accondiscendenza.

Questo ho registrato, sintesi dei motivi per rimanere e di quelli per andare.

E sono arrivato qui per rimanerci. Mi guardo incredulo attorno, non riesco a considerarmi parte attiva e vivente in questo posto, creato con cura nel corso dei millenni. Quasi non mi sento all'altezza, non è facile trovarsi al cospetto di Gaia e prenderci confidenza subito. Sono abituato a decenni di vita passata tra campagne e città in un roteare di porte, indirizzi, autobus di colori diversi, sigle di targhe da considerare di volta in volta “concittadini”. Ma tutto era legato da una sistematica invasione dell'uomo in ogni remoto angolo di terra e di mare. Non è facile trovare in Europa angoli di paradiso incontaminati, di quelli che anche l'uomo a volte non riesce a raggiungere per mutarli in qualcosa che rende denaro. Da queste parti, nella zona da Los Cristianos a El Medano, si riescono a trovare posti simili. Angoli in cui se ti giri tutto attorno non vedi altro che il perenne lavoro di vento, acqua e sole e ancora vento. Uno di questi è Playa La Tejita e ci andrò domani. Los Cristianos invece è il paradiso della terza età, di una tranquillità disarmante. Lo si nota dalla diffusione di piccole macchinette elettriche, di quelle che normalmente usano i paraplegici. Ecco, qui basta che hai 70 anni e sei moralmente ineccepibile alla guida di quei cosi anche se in verità fai ancora i mondiali dei 400 ostacoli seniores. E' un po' il regno della pigrizia nord europea. Tedeschi, inglesi, svedesi in maggioranza. In ogni caso bianchicci tendenti al rosso nelle zone maggiormente fornite di capillari. Cappellino, occhialino Reyban, camicia a quadri bianca e azzurra a scacchi bianchi. E pantaloncini beige con la tasca laterale perennemente vuota, orologio verniciato oro, scarpe da similgolf o sandali marroncini sempre nuovi. Pigri come leoni marini sazi. O impiegati catastali. Negli anni del boom hanno conquistato tutto a suon di marchi e sterline. Unendosi a qualche ritardatario in euro hanno semplicemente dato mandato ad alcuni assassini che qui chiamano architetti. E questi, in uno sforzo immane, hanno progettato una serie di cubi in riva al mare o anche dentro a volte. Non mi meraviglierei se mi capitasse di prendere un ascensore ed al piano meno uno uscire direttamente in acqua. Se solo avessero avuto un minimo di creanza avrebbero potuto fare cose accettabili creando qualcosa di veramente unico. E invece l'homo cementis mette su in pochi anni una roba che a guardarla ci si scopre ad auspicare un'atomica.

Tanto poi Gaia si ripiglia. E quello conta.

Ormai è notte anche qui, dove si sta un'ora indietro rispetto a tutta la mia vita precedente. Ma non ho voglia di recuperare. Un'ora indietro non si sta poi male.