Compilescion. Cap. 30 - Nel blu dipinto di nero.

 

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In viaggio il tempo non si misura in secondi ma in chilometri e tutto dipende dalla velocità....anche in quel tragitto la sensazione era quella. Il tempo si dilatava e restringeva seguendo il ritmo dettato dalle traverse dei binari. Mi veniva istintivo paragonare il "tu-tum tu-tum" ad ogni singola persona conosciuta in quel tragitto che era la mia vita.

Come un treno ogni tanto la mia esistenza rallentava e si fermava.

 

"ora sono fermo, la traversa che ho sotto al vagone che mi ospita a quale persona corrisponde? Ripartirò? Quando? E la prossima fermata dove sarà?"

 

La destinazione finale della mia vita la sapevo e non mi faceva paura. Tocca a tutti.

L'importante era il viaggio.

"Vorrei scendere ora, strappare quel pezzo di legno che unisce (o separa) i binari e portarlo con me. O sdraiarmici al fianco e rimanere li. Solo perchè ho pensato che potresti essere tu.

Ma non lo farò, ho profondo rispetto per la tua scelta. Ci riuscirei a buttarmi dal vagone se solo ti rispettassi di meno, riuscirei a farlo se solo ti amassi di meno. Se non ti desiderassi così tanto da avere il cuore spaccato in due potrei lasciarti e poi venirti a riprendere schioccando le dita" Le avrei espresso volentieri questo concetto avendola davanti. Ma non l'avrei probabilmente più rivista e quindi lo appuntai dove potevo, sul solito libretto nero.

 

Un giro per il vagone mi avrebbe distratto, i cani dormivano placidi. Del controllore nessuna traccia, segnale che i viaggi su certi treni sono sconsigliabili ai tutori dell'ordine, di qualsiasi ordine. Eravamo in quattro nello spazio antistante il WC, ci guardavamo apparentemente senza senso. Poi uno accese una sigaretta e fu il caos. In breve l'ammutinamento nel vagone fu completo. Quasi tutti fumavano, qualcuno aveva aperto a calci la porta del cesso chiusa a chiave per poterlo finalmente usare. Altri avevano appeso le scarpe fuori dal finestrino sperando che la circolazione forzata dell'aria, una volta ripartiti, avrebbe migliorato lo stato delle calzature e dei calzini.

Apocalisse e paradiso insieme. Stupendo.

 

Smisi di pensare, tanto è impensabile riuscire a comprendere come gira il mondo. Nell'arco dell'intera vita solo pochi arrivano a comprendere loro stessi. Figuriamoci il resto...

 

Una coda pelosa attirò il mio sguardo, Cavolo s'era svegliato ed aveva bisogno di un WC.

Eravamo ancora fermi, con l'aiuto di un ex camionista in pensione di Catanzaro aprimmo la porta e scesi con Cavolo e Carota.

 

Il fischio del treno che ripartiva ci colse mentre in tre stavamo irrorando la pianura circostante. Fu dura issare i due bestioni sul treno, ancora peggio arrampicarsi sul vagone in movimento. Ma andò tutto bene, le vesciche erano soddisfatte. E' incredibile quanto poco possa bastare per essere felici.

 

"putesse essere allegro cu nu spiniell'immocca, ch'e mmane rint'a sacca...."

 

La vicinanza a Napoli m'aveva già fatto cambiare dialetto, sembravo un autoctono.

"Zelig l'hanno girato ispirandosi a me....ne son convinto."

 

"Napoli Centrale, stazione di Napoli Centrale. Napoli Centrale." Mentre scendevo venni a sapere che il treno che avevo preso avrebbe fermato praticamente ovunque fino al capolinea, pensai per un attimo alla bolgia che era ormai alle mie spalle, quasi con tristezza per aver abbandonato i miei compagni di viaggio e di disavventure. Ma ne avrei avuti altri.

 

"Maronna che bella uagliona!!!, si' nu'babbà!" "sisi, piglia in giro te".

Un abbraccio stritolante, dubitai della resistenza della mia gabbia toracica, Fortuna che anche l'Anna ne dubitò....smise, mi prese le spalle con le mani e mi baciò sul naso.

Il tempo di un caffè bastò per sapere che giù andava tutto bene, tranne che per Giovanni che l'avevano spostato dal servizio in ambulanza a fare fotocopie in ufficio. E lui era depresso perchè non sapeva cosa raccontare agli amici. Così aveva iniziato ad inventarsi delle storie assurde e, continuando così, avrebbe ottenuto la pensione per invalidità mentale.

 

Poi l'arrivederci ai pelosi. Breve, tempi strettissimi e calcolati per non farsi vedere in lacrime da loro. Erano felici di andare con l'Anna, non la conoscevano ma si fidavano di me. Mi vedevano tranquillo e, dopo le classiche pacche sulla schiena, si avviarono verso di lei.

"Niente guinzaglio se non è necessario ricorda...e se ti chiedono di chi sono rispondi che li tieni tu per conto di un tuo parente, io non esisto chiaro?" "sisi, mai avuto dubbi sulla tua inesistenza" "Ma vafamm...". Risate amare. Un bacio sul naso (ancora....) e poi via verso il binario 15, destinazione Trinacria.

 

Ed io rimasi li per un attimo a guardarli andar via, con lo sguardo volto in avanti. Avrei dovuto prendere esempio da loro ma non era così facile, dovetti pensare alle immagini della fabbrica di smontaggio per bovini per trovare la forza di cercare il mio treno.

"Viaggio diretto stavolta, non cambio neanche a Bologna, perfetto!"

 

Chiusi tutte le tendine e mi augurai la buona notte, come fa chi non ha qualcuno a farlo....

 

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